Tutto da cambiare, Tonino!

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domenica 18 novembre 2012

"Olga, nuda fra le nuvole" - quinta puntata


6 FEBBRAIO – GIOVEDI

Oggi è rientrata prima del solito a casa. Non ce la faceva più a reggere quegli sguardi che si abbassavano, che sfuggivano al profondo dei suoi occhi. Sguardi che sembravano timidi, ma che cercavano invece di celare la pena, che non sapevano gestire la situazione diversa. Così adesso è stesa sul divano rosso di stoffa. All’inizio per la loro casa avrebbe voluto un divano di pelle, ma poi aveva visto quel bel colore, che l’aveva attirata, facendole dimenticare altri propositi. Era in esposizione al piano terra di quell’enorme negozio, con quell’accogliente forma a elle e lei si era immaginata serate davanti alla televisione a guardare film e a farsi le coccole: sarebbero potuti stare entrambi sdraiati, con le teste vicine …. Anche ora è sdraiata e da quella posizione si guarda intorno, fa girare lo sguardo come una telecamera e ripensa alla mattina da poco trascorsa. Si era svegliata alla solita ora e davanti allo specchio, come ogni giorno, si era lavata il viso ascoltando due chiacchiere alla radio. Si sentiva strana, quasi fosse tornata la normalità. Qualsiasi notizia ha il tempo di fare un gran fragore nella vita della gente – aveva pensato Olga - ma poi si va avanti come si può e tutto sommato si fanno, immancabilmente, le solite cose. Così meccanicamente aveva aperto il cassetto dei trucchi, aveva steso un velo di crema nutriente, svitato il tappo del fondotinta e inumidito la spugnetta applicatrice. Gesti che faceva da anni ogni mattina prima di recarsi al lavoro. Ma stamani si era bloccata subito dopo aver dato una piccola strizzatina al tubetto, che prometteva una pelle vellutata, tinta perfetta, colore 23 Biscotto. Perché ti trucchi? – le aveva chiesto a un tratto la sua immagine riflessa nello specchio, ancora un poco assonnata. Che domande! Per essere curata, a posto, per …. Sciocchezze …. Almeno sii onesta. Ti trucchi per proporre un’immagine. Quell’immagine che ti porti appiccicata addosso. Ti trucchi e ti proponi agli altri con un filtro …. Sei un pezzo avanti – aveva detto alla vocetta dentro di lei,  scuotendo la testa. Ti metti a fare la pseudo filosofa adesso? Ma era rimasta indecisa, a osservare quella faccia pulita nello specchio, che sembrava più giovane dei suoi trentadue anni e quegli occhi che, benché spogliati dall’immancabile rigo di matita nera, restavano comunque grandi. “She has wonderful cow eyes” aveva detto una volta la sua amica Johanna, parlando di lei. Erano scoppiati tutti a ridere meno Johanna, imbarazzata, che cercava di spiegare come quella sua frase avesse voluto essere un gran complimento. Già … Johanna … chissà dov’era ora? Si ricordava ancora quando l’aveva accompagnata agli esami d’inglese, anni prima, e Olga scherzando le aveva cantato la canzoncina allora in voga “Give me hope Johanna, give me hope Johanna, give me hope Johanna before the morning come…”. Così’ si era ritrovata a ricanticchiarla piano e poi più forte, sentendo nascere davvero una nuova energia e positività.  Senza più pensarci aveva riposto in fretta i trucchi e si era passata le dita nei capelli a raccoglierli con un piccolo fermaglio, per scoprire la fronte e avere un’aria più ordinata.
Era un mio piccolo regalo per voi – pensa Olga – era un segnale della forza e della speranza che avevo sentito nascere dentro di me stamani. Era un modo, forse strano e sciocco, di mostrarmi a voi come se fossi stata nuda. Indifesa forse, ma libera. E invece voi l’avete interpretato come se fosse un gesto di debolezza, un lasciarsi andare, non curarsi più di sé. La disperazione che ti spinge a sopravvivere badando solo all’essenziale. Guardatemi negli occhi! – avrebbe voluto urlare lei – non lo capite che in questo sta invece la mia forza? Non l’avevano capito. Eppure era stata addirittura sorridente ….    

-         Che cosa fai?

-         Alfredo! Non ti ho sentito rientrare ….

-         Per forza, parlottavi fra te come al solito. Un giorno o l’altro ti farò rinchiudere, lo sai? – risponde sorridendo – almeno avevi ragione tu?

-         Eh no caro mio, lo sai che il bello è che anche quando parlo da sola non ho sempre ragione … anzi, quasi mai! – conclude lei, sorridendogli a sua volta.

Alfredo si siede e lei appoggia la testa sulle gambe di lui.

-         Allora, non mi hai risposto. Che facevi qui sdraiata?

-         Pensavo….

-         Sì, infatti, vedo il fumo uscire dalla testa … quelle rotelline non si fermano mai – risponde lui poggiandole una mano sulla fronte e scuotendola leggermente.

-         Ma no, ero qui che guardavo la nostra sala … e quel bel mobile: ormai ci sono così abituata che non mi fermo più a osservarlo. Anzi, credo di averlo notato giusto i primi giorni che sono venuti a montarcelo e poi, non so, è come diventato trasparente. Eppure è molto bello …. Ha giuste proporzioni nella stanza, un bel colore caldo e quel vetro lavorato, come se ci fosse piovuto sopra …. Come lo chiamano?

-         Anticato.

-         Ah sì, anticato. Hai buona memoria, tu. Io ricordo solo quello che il mio cervello decide di ricordare, invece. E poi c’è armonia di spazi chiusi e spazi aperti, e sono belle perfino le chiavi e i nottolini delle cerniere. E’ perfetto.

-         Vorrei vedere non ti piacesse! L’avrà disegnato e ridisegnato cento volte mentre ne parlavamo … “e qui si fa uno spazio aperto, e qui due sportelli, e qui lo spazio bar …. E poi si gli fa, si gli fa come vu lo volete voi, eh ….”  E quando pensavo di aver finito sei stata mezz’ora a scegliere la forma delle chiavi … “Sì, questa è bellina, però anche questa forma …. E guarda quest’altra …” - la prende in giro lui.

-         Lo so, sono una cliente terribile quando devo scegliere – ride Olga – però poi se compro pago senza fare tante storie.  

-         Come quando abbiamo comprato il divano ….

-         Che ho fatto quando abbiamo comprato il divano? – replica Olga sollevando un poco la testa e volgendola a guardare Alfredo in viso.

-         Olga! Hai fatto mettere a sedere cinque persone sconosciute per assicurarti che c’entrassero davvero come aveva detto la commessa!

-         Beh, che male c’è in fondo? Comunque in cinque ci si sta un po’ strettini, in effetti ….

-         Mmh. E come ti disse la commessa? “Queste prove pratiche le ho fatte solo con lei signora!”

-         Sì, ma in fondo rideva, si divertiva anche lei … E ti ricordi invece quando siamo andati la prima volta da “si gli fa” e lui ci propose di andare a vedere la mostra che aveva nell’altro magazzino? –  

-         Certo che me lo ricordo! Quando salì su quella pandina scassata, andava come un pazzo per quelle stradine strette e tutte curve … facevo fatica a stargli dietro ….

-         Già … parte il gran rally di Tosi!

-         Dobbiamo ancora andare a ordinare la libreria …

-         Mmh – risponde lei, pensosa.

-         Non la vuoi più?

-         No, non è questo … è che magari è meglio aspettare ormai ….

-         Ormai?

-         Ormai.    


Continua …              

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